Artisti

giovedì 22 gennaio 2009

CCCP - Socialismo e Barbarie [1987]

La prima volta fa sempre male. La prima volta ti fa tremare. La terza volta ti fa pensare. La quarta volta stai a guardare.

La seconda volta è invece il primo album deiCCCP fedeli alla lira, come vennero ribattezzati da alcuni detrattori dopo essere passati alla Virgin records, abbandonando la ben più piccola Attack punk, con cui avevano registrato tre EP e il loro primo cdAffinità e divergenze (1986).

Sarebbe uno scempio limitarsi a dare una visione d’insieme del disco, vista l’importanza che in ogni canzone hanno le variazioni di ritmo, l’autonomia del pathos e l’incisività dei testi. Da segnalare che Oh! Battagliero e Guerra e pace sono canzoni aggiunte dalla pubblicazione con la Virgin, originariamente non pensate come parte di Socialismo e barbarie.

La chiusura era quindi dedicata all’oriente, dalla Cina cui rende omaggio Manifesto, alla Kabul dilaniata dalla guerra.

La traslitterazione di io amo l’URSS (a ja ljublju sssr) si apre con un’interpretazione solenne dell’inno sovietico, che verrà anche suonato dal gruppo in quel di Mosca (1989), registrando l’alzarsi in piedi dei militari seduti ad ascoltarli - un momento storico a livello musicale di cui non bisognerebbe dimenticarsi, indipendentemente dal colore politico dei fatti.

Segue un’accoppiata dall’incredibile accostamento di suoni, con ritornelli improbabili assortiti come una sorta di manifesto musicale, tanto da poter considerare Tu menti un insieme di comandamenti per le nuove generazione, oltre ad una risposta al tipo di punk proposto dai Sex Pistols, di cui riprendono il classico riff di Anarchy in UK (ecco un altro Anticristo, ma eri solo carino). Per me lo so è invece il tentativo del gruppo di tirare fuori, per usare le loro parole, “un rock’n’roll grezzo e vitale”.

ICCCP non si dimenticano mai della loro Emilia, tanto amata quanto odiata, a cui dedicano Rozzemilia (riprendendo Emilia paranoica del loro precedente lavoro). La voce di Ferretti si fa straordinariamente angosciante, sovrastando completamente tutti gli altri componenti con un crescendo urlato di disperazione.

Stati di agitazione si modella invece sul respiro dell’artista del popolo Fatur, il primo ad essere registrato per poi costruire sopra un delirio che è forse la miglior risposta a chi li accusava di essersi venduti. A vedere cosa è oggi Lindo Ferretti c’è da ascoltare con inquietudine Libera me domine, pausa mistica a intervallare i pezzi di Socialismo e barbarie.

In Manifesto si ribaltano le frasi di Lenin, perché i soviet più elettricità non fanno il comunismo, anche se non per questo non si deve osare l’impossibile.

Se Hong Kong fa smarrire la strada in un solo minuto (con semplicità inattesa), ci pensa l’orientaleggiante Sura a riportare l’ascoltare su sentieri più noti, mostrando ancora una volta l’influenza del quartiere islamico di Berlino, che non sparisce neanche in Radio Kabul. Quest’ultimo è il pezzo più sofferto, anche per motivi ideologici, poiché testimonia il cozzare della fede comunista con il massacro di una popolazione civile (per giunta fedele all’islam cui iCCCP tanto si sono mostrati affezionati).

In Inch’allah il testo francese (con alcune strofe di Victor Hugo) è letto con pronuncia storpiata, in onore degli immigrati arabo-africani giunti in Europa. Non perdetevi la versione dell’88, cantata in duetto con Amanda Lear.

Oh! Battagliero è una canzone partigiana riletta da un gruppo di folli musicisti e un’orchestra da balera; irragionevolezza irresistibile.

Resta Guerra e pace, dall’analisi cruda e asfissiante, cinica nel testo come nell’esecuzione, una sorta di canzonetta di bambina che sembra uscita da un horror giapponese di ultima generazione (le cadaveriche silenziose che si scatenano improvvise per poi tornare smunte e minacciose); un ciclo siamo macellati, un ciclo siamo macellai.

È un cd punk, post punk o hardcore punk? Secondo iCCCP il punk non è un genere musicale, è morto e deve ancora nascere, quindi le etichette è bene tenersele nel baule con le riviste specializzate. Così come mescolavano dottrina sovietica al provincialismo emiliano sono stati capaci di scavalcare quanto di buono c’era nella musica contro, suscitando anche il fastidio di nobili corregionali comeGuccini. Sono un punto di inizio e fine della musica. Un mondo a parte.

Non sono ancora gli intellettuali dei CSI (che riusciranno ad arrivare primi nelle classifiche italiane) ma sicuramente c’è una notevole evoluzione e ammorbidimento, più nella musica che nei testi, rispetto adAffinità e divergenze, con cui forma un dittico fondamentale da cui non si può prescindere.

Ricordate, le insegne luminose attirano gli allocchi.


Tracklist:
1. A Ja Ljublju SSSR
2. Per me lo so
3. Tu menti
4. Rozzemilia
5. Stati di agitazione
6. Libera me Domine
7. Manifesto
8. Hong Kong
9. Sura
10. Radio Kabul
11. Inch'allah - ça va
12. Oh! Battagliero
13. Guerra e pace




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