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[Rapidshare] Paciani - Selecta Italian Reggae Mix 2006
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"Lo stile è molto importante. Ancor più importante è non aver alcuno stile che, in una persona ben addestrata, significa averli tutti. Lo stile non è uno schema da ripetere all'infinito. L'idea è quella di apprendere lo stile per poi superarlo. Solo in questo modo possiamo progredire verso nuovi livelli di apprendimento." Dal libro Lo Spirito di Shaolin.
Uno nove nove tre... la stagione delle Posse sembrava terminata da un'eternità, quando sulla scena è arrivata dirompente come un uragano estivo "Rapadopa". Dj Gruff è uno della vecchia guardia dell'hip hop nostrano, Torino, la Sardegna, Milano e Bologna sono i luoghi dove Sandro ha lasciato la sua indelebile firma attraverso tutti gli anni ottanta. Beatbox raffinato, break dance e scratches acidi ed alieni lo portano a Bologna nell'Isola Posse Allstars di "Stop Al Panico" che insieme a "Batti Il Tuo Tempo" dell'Onda Rossa Posse di Roma scuote il mercato musicale italiano, salendo nelle classifiche di vendita partendo dal basso e portando al grande pubblico le istanze sociali di un Movimento che urla a gran voce la propria esistenza. Ma come detto, ben presto questa onda si infrange sul muro erettole contro, anche perché subito il mercato prende di petto la situazione ed inizia a produrre dischi rap innocuo ed futile, spostando l'attenzione del pubblico sul veicolo e non più sul messaggio, riuscendo a farlo diventare ben presto una delle tante mode fast-food, mordi e fuggi.
Ma l'hip hop non è mai stato solo e semplicemente un genere musicale, ma è una filosofia che va' presa e vissuta con coscienza e rispetto, giorno dopo giorno; seguendo i Quattro Pilastri che la sorreggono (rap, djing, break-dance e writing) e cercando di dare sempre il meglio di se stessi. Dj Gruff è un guerriero dell'hip hop che vive la filosofia con la profondità di un monaco zen e con la devozione di maestro Shaolin assembla questo vero e proprio Manifesto italiano della filosofia. I compagni di viaggio sono il meglio che la scena propone, per cui all'interno dei solchi della Rapadopa troviamo il feroce hardcore di Kaos One che per la prima volta ringhia le sue liriche in italiano in "Don Kaos", dove l'urgenza di esprimere il proprio disagio arriva anche a farlo bestemmiare o il tarantolato Papa Ricky che soglie febbrilmente le sue invettive anti-ecclesiastiche in "Ho Visto Un Prete"; Esa degli OTR con la sua vocina imberbe disarticola un gioioso racconto delle problematiche che i writers devono affrontare per poter compiere la propria missione o le suadenti voci femminili, quella tagliente e "filosofica" di Carrie D in "La Musica" e quella più maliziosa e morbida de La Pina in "Una Storia Che Non C'Era". Gli amici più fidati di Gruff lo aiutano ad assemblare una serie di brani-intermezzo che oscillano dalla "psichedelia" di "Casino Royale" con Pardo dell'omonima band, così come il pulsante basso di Alessiomanna sempre dei Casino Royale che turbina nel hyper-funk di "B-Boys" o molleggia in quello più seventies di "Cheat" o il caldissimo sax di Dada che attraversa praticamente tutto l'album, entrando ed uscendo dai beats e dialogando spesso con gli scratches di Gruff. Topcat è un rapper giamaicano con una voce profonda che sembra uscire direttamente dal centro della terra ed in "La Cosa Nostra" le sue oscure liriche acquistano una malinconica sensualità che da' i brividi. Il Manifesto dell'hip hop italiano, dicevo e non c'è niente di meglio dell'iniziale title-track per confermare queste mie parole... il trio delle meraviglie Neffa, Deda e Gruff su una base dal funk irresistibile confezionata dalle sapienti mani di Neffa e dal jazz raffinato del sax di Dada, si sciolgono in un free-style che definisce lo stile di più alto livello mai sentito qui da noi fino ad allora, definendo profeticamente le più alte vette che i tre raggiungeranno un anno dopo con il Capolavoro "SxM" a nome Sangue Misto e facendo la storia.
Storia che vedrà la maggior parte dei partecipanti a "Rapadopa" protagonisti nella scena hip hop, con ottimi risultati, ma senza nemmeno più sfiorare la magia che Dj Gruff ha creato nel triennio d'oro 1993-96, regalandoci i più brillanti gioielli di hip hop nostrano di sempre, con il sopraccitato "SxM", il morbidissimo flow di "Zerostress" e con questo autentico Manifesto.
"Senti come suona, come suona, senti come suona... la Rapadopa"
Tracklist:
01. La RapadopaE’ impossibile capire “La Buona Novella”, uscita nel 1970, senza calarsi nella situazione storica sia Italiana che mondiale di quegli anni ed ho preferito proporvi le parole dello stesso De Andrè per spiegarne il contesto, piuttosto che dilungarmi in un’analisi personale superficiale e sempliciotta, tratta dai miei ricordi di ragazzina che quegli anni li ha vissuti, di “striscio” ma li ha vissuti.
Posso dire che nel 1968 uccisero Martin Luther King, che eravano in piena guerra del Vietnam, che venne assassinato Robert Kennedy, che i russi invasero la Cecoslovacchia e che dopo qualche mese Jan Palah 21enne studente di filosofia, si cosparge di benzina e si da fuoco in piazza Venceslao per attirare l’attenzione del mondo sul suo paese.
Anni tranquilli, praticamente
De Andrè scrive i testi de “La Buona Novella” basandosi sui “vangeli apocrifi” (letteralmente segreti, nascosti) scritti da storici bizantini, arabi, armeni, greci e non divulgati in quanto già dal IV sec. venivano considerati non adatti a venir compresi dalle masse (da una nota riportata nel disco).Sarà la Chiesa ad attribuire ad “apocrifo” il significato di “falso” per dare spazio soltanto agli scritti degli apostoli.
In questi testi i protagonisti sono persone in carne ed ossa, pieni di unamità e si ha la misura esatta di quanto poco valore avesse la vita di coloro che potere non avevano. Quanto poco valore ha la vita di Maria, sacrificata prima, come un ex-voto, a vivere nel tempio, e data poi in sposa a Giuseppe quando, diventata donna, avrebbe potuto “contaminare” il luogo sacro. E quanto poco valore ha la volontà di Giuseppe stesso, costretto a prendere in sposa una bambina.
I testi si dipanano raccontati da una voce narrante o dagli stessi protagonisti (tutti meno Gesù) con la solita enorme poesia ed ironia che contraddistingue (non voglio usare il passato) i testi di De Andrè. Tutti meno Gesù ho detto: infatti il protagonista assoluto rimane quasi un’entità astratta. Si parla di lui, si parla a lui, ma lui tace. Niente Orto degli Ulivi, niente interrogatorio davanti a Pilato, niente “nelle tue mani rimetto la mia anima”. Lui è raccontato dalla sofferenza degli altri, non si racconta.
Forse questo è un lato che sfugge alla prima occhiata, ma è per me essenziale. Ancora una volta De Andrè ha fatto parlare i derelitti, i diseredati che nella vita e nella morte di quest’uomo hanno trovato una speranza.
“ .... io nel vedere quest’uomo che muore, madre, io provo dolore. Nella pietà che non cede al rancore, madre, ho imparato l’amore”Tutto vissuto nella pelle dei protagonisti e passando di pelle in pelle.
Siamo nella pelle di Maria quanto racconta quello che
“forse era sogno, ma sonno non era”O l’arrivo dell’angelo, lo stesso che da piccola al tempio
“le divideva il tempo fra cibo e signore” Durante l’assenza di Giuseppe (durata 4 anni), che le chiede “Conosci l’estate?”. Dice Maria:
“per un giorno, per un momento corsi a vedere il colore del vento”…
Il sogno svanisce all’arrivo dei Sacerdoti, con le loro ombre lunghe, incombenti. Rimane solo
Gli anni passano non raccontati, Gesù è stato condannato e sta salendo verso il Golgota. Lungo il cammino di gente ce n’è tanta e i loro sentimenti contrastanti premono e si accavallano. De Andrè ci obbliga a sentirli uno ad uno.
L’odio incontenibile dei genitori dei neonati fatti uccidere da Erode che vorrebbero
“poterti smembrare coi denti e le mani, sapere i tuoi occhi bevuti dai cani, di morire in croce puoi essere grato a un brav’uomo di nome Pilato”Il dolore annientante delle vedove, le fedeli,
“ .... umiliate da un credo inumano che le volle schiave ancor prima di Abramo, con riconoscenza ora soffron la pena di chi perdonò a Maddalena, di chi con un gesto soltanto fraterno una nuova indulgenza insegno al padreterno”La viltà degli apostoli che
“ ... confusi alla folla ti seguono muti, tremanti al pensiero che tu li saluti. A redimere il mondo, gli serve pensare, il tuo sangue può certo bastare. La semineranno per mare e per terra, tra boschi e città la tua Buona Novella, ma questo domani, con fede migliore, stasera è più forte il terroreMa ci sono uomini che hanno un posto d’onore, non provano pena né si compiacciono nel vedere Gesù che va a morire.
E’ De Andrè che si rivolge direttamente a lui, dicendo:
“perdonali se non ti lasciano solo, se sanno morir sulla croce anche loro. A piangerli non han che le madri, ma in fondo son solo due ladri”.Se l'album inizia con il corale “Laudate Dominum”, finisce con un “Laudate Hominem”. La musica cambia, finora era dolce e ritmata, ora è urlata. Sono cambiati i tempi, siamo ai giorni nostri, ed è tutta l’umanità che parla.
Racconta del potere che uccide un uomo nel nome di un dio; dell’ucciso che diventa dio egli stesso e nel suo nome altri uomini vengono uccisi.
C’è il rifiuto di questa perversa spirale, c’è la richiesta urlata di una fede che insegni il perdono e la fratellanza:
“non devo pensarti figlio di dio, ma figlio dell’uomo, fratello anche mio”.“La Buona Novella” è molto più delle righe che ho scritto, non vi resta che prendervi il CD, sedervi e ….
Ascoltare…..
Recensione da Qua
Tracklist:
1.Laudate Dominum
2. L'infanzia di Maria
3. Il ritorno di Giuseppe
4. Il sogno di Maria
5. Ave Maria
6. Maria nella bottega d'un falegname
7. Via della croce
8. Tre madri
9. Il testamento di Tito
10. Laudate Hominem
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